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4 Dicembre


Il mattino dopo Giulia si infilò nel letto di Gaia.

- Porca puttana, sei un pezzo di ghiaccio, quante volte te lo devo dire che non mi devi toccare Frozen del cazzo -

- Vieni qui! -

Gaia si vide costretta ad alzarsi e dopo essere andata in bagno andò in cucina, dove Giulia si era già messa all’opera per preparare la colazione.

- Pancake? -

- Come minimo, dopo l’ibernazione a cui mi hai sottoposta -

Fecero colazione stuzzicandosi in continuazione come le due bambine che non avevano smesso di essere ogni volta che passavano del tempo insieme.

- Posso usare il tuo computer per una cosa veloce veloce? -

- Lo trovi sulla scrivania -

Giulia andò a recuperare il portatile, un biglietto bianco con una cornice d’oro attirò la sua attenzione.

- Uh! Deve essere questo il famoso bigliettino incriminato -

- Sei la stessa che ieri mi accusava di aver infranto la privacy della sua agenda. Adesso come la mettiamo con la mia privacy -

- Amore, ma tu non hai segreti per me - disse baciandola sulla guancia

- Civetta - si allungò per strappare dalle mani di Giulia il prezioso pezzo di carta.

L’avvicendevole scambio di insulti venne interrotto dalla vibrazione del cellulare di Gaia.

- È Lil che sta tornando a casa sua e passa prima di qui per un caffè -

- Ma quando andranno a convivere seriamente quelle due?

- Non iniziare, ognuno hai suoi tempi -

Il campanello suonò poco dopo, Lil si presentò con le brioche per tutte.

- Ehy Lil, guarda qui! La reliquia - disse Giulia sventolando sotto il naso di Liliana il biglietto lasciato dalla donna misteriosa.

- Aspetta che mando una foto a Sil -

- Si dai! Così poi lo stampiamo e ci facciamo un santino -

- Credo che mi dovrò trovare delle nuove amiche, visto che quelle che ho sono pessime - brontolò Gaia.

- Sai cosa, Gaia? Il problema è che non è una scarpetta di cristallo, altrimenti potremmo andare in giro a farla provare a tutta Milano -

- Madame, il suo piede regale per favore - disse Giulia a Lil inchinandosi.

- Va bene, va bene. Ora basta, dovete andarvene, ‘che ho da lavorare -

- E con lavorare intendi cercarla per tutto l’internet -


Passò la mattinata a far finta di lavorare, ormai era fine anno e il ritmo (e con ritmo intendeva la voglia), lavorativo era calato. Solo mail che posticipavano le decisioni a gennaio. Il pomeriggio lo avrebbe passato lentamente, godendosi qualche coccola per sé, musica low-fi, cioccolata calda e una lettura russa di fine ‘800. Nel Natale c’era sempre l’ambientazione ideale per un Dostoevskij o un Tolstoj.


Ma quando l'insoddisfazione ci riempie il cuore, anche qualcosa che era nelle nostre corde non ci dà sollievo. Così neanche quel momento che aveva desiderato nei mesi precedenti, quando ci aveva dato dentro con il lavoro, sembrava colmare il suo cuore irrequieto. A salvarla un invito inatteso di Giulia: scema vieni in Sarpi stasera e poi dimmi se vuoi ancora cambiare amiche.

Così recitava il messaggio sullo schermo. Una speranza si accese in Gaia, incapace di aspettare chiamò subito l’amica:

- Hai chiamato Lucrezia? -

- Ciao anche a te -

- Scusa hai ragione, ciao, hai chiamato Lucrezia? -

- Non proprio -

La delusione la fece tornare con i piedi per terra

- Ah - disse

- Vieni in Sarpi, brontolona, ti aspetto alle 18, puntuale!!! -


Gettò il libro sul divano, era ancora presto decise di non correre, farsi una doccia calda, prepararsi con calma e uscire prima per farsi una passeggiata in Sarpi prima dell’incontro, se non altro avrebbe fatto sbollire l’impazienza e magari recuperato un calendario dell’avvento. Forse poteva anche recuperare qualche regalo senza ridursi all’ultimo maledicendosi per non essersi data una mossa prima, ma poi sarebbe dovuta andare in giro con un sacco di borse, meglio rimandare, aveva praticamente tutto il mese. Ovviamente anche quell’anno si sarebbe ridotta all’ultimo maledicendosi per non essersi data una mossa prima.

- Sembri congelata - disse Giulia

- Sto camminando là fuori da un’ora -

- E comunque sei riuscita ad arrivare in ritardo -

- Ho calcolato male la distanza -

- Figurati -

- Allora? Perché mi hai voluta vedere se non hai contattato Lucrezia? -

- Non essere così contenta di vedermi! -

- Siamo state insieme ieri sera, hai dormito da me e ci siamo salutate questa mattina -

- Non mi basti mai, lo sai -

- Poi non ti lamentare che le tue fidanzate siano gelose di me, idiota -

- Non ho scritto a Lucrezia, ma la tua capacità di farmi sentire in colpa ha vinto anche questa volta. Non ho scritto a Lucrezia, ma ho scritto a lei -


Gaia si girò verso la porta e vide che Serena era appena entrata.



- Ah perfetto, non puoi scrivere a Lucrezia, ma scrivi a Serena -

- Oh dai, è passato tanto tempo -

- E dimmi come può aiutarci una che mi odia? -

- Non ti odia, vedrai -

-La donna si avvicinò al loro tavolo, le due amiche si alzarono e scambiarono i convenevoli con la nuova arrivata.

- Da quanto tempo? - disse Serena

- Davvero, come stai? - disse Gaia.

- Bene, devo dire che è un momento fortunato -

- Grazie per essere venuta - disse Giulia

- So che non ci siamo lasciate bene, ma il mio analista dice che devo far pace con il mio passato e sapete sta funzionando, quando Giulia mi ha detto che avevi bisogno di un aiuto, ho pensato che potesse essere un modo farlo - disse Serena

- Ok, non mi sono comportata proprio bene con te e mi dispiace, ero giovane e stupida -

- Era l’anno scorso - precisò Giulia

Gaia la fulminò con lo sguardo.

- Voi due - rise Serena - Siete le solite! Giul, come ti dicevo, ho solo qualche minuto poi devo andare in Garibaldi -

- Sì, la faccio breve, come ti dicevo ci serve il nome, o qualsiasi informazione su una persona. Come potrai ben capire non posso chiedere a Lucrezia, ma speravo che tu potessi dirci qualcosa e spero di contare sulla tua discrezione con lei -

- Tranquilla non le dirò di questo incontro, sei stata una buona amica e mi spiace che la vostra rottura ci abbia allontanate. A proposito: ho saputo dell’inaugurazione, non fa che parlarne, sai -

Giulia nascose la fitta al cuore, che certo poteva aver ingannato Serena, ma non Gaia che le mise una mano sulla gamba senza farsi vedere. Pensò che fosse davvero fortunata ad avere Giulia nella sua vita.



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